giovedì 1 ottobre 2009

I "Videogames" parte 2

Ciao a tutti,
con la telecamera in mano, riprendiamo il post precedente.
Con l' avvento di Street Fighter fu lanciata la moda dei giochi uno contro uno, fino a quando non si arrivò (a mio parere) al miglior gioco di questa categoria: "Tekken". Lo scenario e la tipologia erano simili a Street Fighter, ma in quanto a grafica ed a stili di combattimento non era secondo a nessuno. Gli sfondi dove avvenivano i combattimenti erano spettacolari ed in più i personaggi erano molto originali: c' era Kazuya che si pettinava coi petardi, Paul l' americano biondo motociclista, Law praticamente il sosia di Bruce Lee, Michelle l' indiana che tirava calci terribili, Yoshimitsu il ladro-ninja, Jack il forzuto, Kuma l' orso, King il wrestler con la maschera da tigre e tanti altri. Tutti i personaggi avevano una loro storia ed una valanga di mosse; infatti con l' invenzione della Play Station questi giochi diventarono famosissimi. Eh sì! Queste nuove consolle (Play Station e X-Box) rivoluzionarono il concetto stesso di videogames: presentavano delle grafiche sempre più realistiche, immagini in 3D che ruotavano di 360° e per giocare si impegnavano almeno otto delle dieci dita che abbiamo a disposizione. I giochi non vennero più fatti per puro disimpegno, ma ogni partita era una battaglia di nervi, di rabbia e di tensioni. Una volta un gioco con i mostri come "Ghost and Goblins" era definito horror divertente, ora i videogiochi dell' orrore come Resident Evil o Silent Hill, oltre ad essere lunghissimi, ti fanno cagare addosso ogni volta che compare un mostro. Non a caso nel libretto delle istruzioni di Silent Hill, ad inizio pagina, c' era scritto: "Si tratta di un gioco di pura fantasia e finzione, quindi spegnete la luce e dormite tranquilli". Come no! Sono stato sveglio 5 notti.
Anche i giochi di guerra subirono una metamorfosi considerevole: una volta c' era "Green Beret" cioè un tipo che andava in giro ad uccidere i nemici in zone di guerra... sparava, saltava e si accucciava; ora nei giochi come "Black" o "Call of Duty" devi essere, come minimo, un esperto in strategia militare avanzata o un marines in servizio attivo in Iraq.
Stesso discorso per i giochi di sport, ad esempio il calcio: una volta avevi il joystik con due tasti, quello per il tiro e quello per i passaggi e basta; ora hai i 4 tasti direzionali, poi altri otto da premere, con infinite combinazioni, per ottenere i tiri o i passaggi o i dribbling ad effetto. In più devi aver frequentato parecchi corsi per allenatore in modo da essere fisicamente e tatticamente pronto ad affrontare il campionato. Che stress!
Quindi dopo 2 ore che vai avanti a giocare, sei incazzato come una bestia e non sai perchè.
Effettivamente, un po' mi mancano i videogiochi di una volta anche perchè, per poterli usare, dovevo uscire di casa; ora i ragazzi non escono più perchè hanno già tutto nella loro cameretta e non ne sentono il bisogno. E questo è un po' triste!
Ci sentiamo bio-presto

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